Birra artigianale italiana: storia, diffusione e peculiarità

Birra artigianale italiana: storia, diffusione e peculiarità

La birra artigianale italiana è oggi un’eccellenza: nonostante in Italia la tradizione delle bevande alcoliche sia storicamente legata al vino, il panorama brassicolo ha saputo sviluppare una propria identità, tra ingredienti di qualità, innovazione degli stili tradizionali e un mercato che - nonostante qualche criticità - sta crescendo.

Istituendo persino i propri momenti di confronto sul comparto, come il Birraio dell'Anno di Firenze, dove saremo il prossimo 19 gennaio, il Beer & Food Attraction di Rimini, dove saremo presenti con lo stand Maltese dal 16 al 18 febbraio, o il recente Best Italian Beer, organizzato da FederBirra. Qui, è appena stato premiato il birrificio Riversa, di Capriano del Colle, come miglior birrificio artigianale italiano 2024.

Al 2015 risale il riconoscimento del primo stile brassicolo italiano nelle Beer Style Guidelines del Beer Judge Certification Program, strumento nato per la valutazione sensoriale delle birre nei concorsi per Homebrewer, ma che ogni anno guadagna maggiore credibilità in tutto il mondo, anche nel settore delle birre artigianali in commercio e che definisce le linee guida stilistiche delle birre. Il nostro primo stile si chiama Italian Grape Ale (o IGA) ed è un connubio unico tra birra e vino. Si tratta di una birra ad alta fermentazione (talvolta mista o spontanea), arricchita dall’aggiunta di uva in diverse possibili fasi della produzione: durante la bollitura, la fermentazione o il condizionamento. L’uva può essere utilizzata come frutto, vinaccia o mosto (anche cotto), conferendo alla birra un caratteristico aroma vinoso, con una gradazione alcolica molto variabile, che può anche superare il 10%. Il birrificio sardo Barley è stato un apripista in questo senso, con la sua BB10, che utilizza la sapa, ossia il mosto cotto, di Cannonau, un’innovazione che unisce il sapore della birra all’arte del vino.

Un’altra soddisfazione tricolore è arrivata a fine 2024, sempre dagli States, con il riconoscimento, da parte della Brewers Association, dello stile che forse conta più esemplari anche al di fuori dello stivale: le Italian Pils. Frutto dello studio e della sperimentazione di Agostino Arioli, mastro birraio e fondatore del Birrificio Italiano, nasce come ibridazione fra uno stile teutonico e una tecnica di produzione tipica dell’Inghilterra, poi diventata religione oltreoceano. Lo stile di riferimento da cui parte nel 1996 il birraio di Lurago Marinone è quello delle Pilsener d’ispirazione tedesca, a cui aggiunge luppolo anche nella fase fredda post bollitura: ecco il famoso Dry Hopping che rende così speciale TipoPils. Questa birra dal bouquet aromatico freschissimo di erba appena tagliata, con spunti mentolati, limonosi, speziati e floreali, ha aperto la strada a tante altre Italian Pils in giro per il mondo ed è tutt’oggi uno dei simboli dell’Italia birraria all’estero.

Storia della birra artigianale italiana: un’evoluzione d’eccellenza

In Italia, fino alla metà dell’Ottocento, la birra era poco diffusa, considerata un prodotto di nicchia, estraneo alla tradizione locale, storicamente legata al vino. Le birre di qualità venivano importate dal Nord Europa, mentre la produzione interna era limitata a piccoli laboratori artigianali.

Con l’industrializzazione, alla fine del XIX secolo, la produzione di birra artigianale in Italia si espanse rapidamente, rendendola accessibile a un pubblico sempre più ampio. Nonostante i rallentamenti dovuti ai conflitti mondiali e alla carenza di materie prime, il settore riprese vigore nel dopoguerra, fino a raggiungere un nuovo record di consumi nel 2010, con circa 28 litri pro capite.

Negli ultimi decenni, l’attenzione si è spostata sui microbirrifici e sui brewpub, che rappresentano una realtà in forte crescita, valorizzando le produzioni artigianali e le specificità territoriali.

Novità normative e incentivi alla birra artigianale italiana

Un'importante novità per il settore è arrivata con un recente emendamento alla manovra finanziaria, che prevede significative riduzioni delle accise per i piccoli birrifici artigianali. Le principali agevolazioni includono uno sconto proporzionale: del 50% per i birrifici con una produzione fino a 10.000 ettolitri annui, del 30% per produzioni fino a 30.000 ettolitri e del 20% per produzioni fino a 60.000 ettolitri.

Queste misure mirano a promuovere la qualità e l’innovazione, sostenere il lavoro qualificato e valorizzare il Made in Italy agroalimentare. Con volumi produttivi prevalentemente inferiori ai 10.000 ettolitri, i birrifici artigianali italiani beneficeranno di incentivi significativi per crescere e consolidare la propria presenza sul mercato.

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